Francesco Martalò, Consigliere di Vendita Reparto Vernici, Leroy Merlin Firenze
Sono in azienda da più di tre anni e avevo spesso sentito parlare di “Bricolage del Cuore”: il progetto di Volontariato d’Impresa grazie al quale ogni Collaboratore Leroy Merlin può mettere a disposizione, su base volontaria, una giornata lavorativa all’anno da dedicare a progetti socialmente utili.
Ho deciso quindi di scoprire sulla mia pelle il significato di queste parole e mi sono segnato fra i volontari per contribuire alla costruzione di una cucina in un centro d’accoglienza.
Una fredda mattina di dicembre, a pochi giorni dal Natale, io e alcuni colleghi ci siamo trovati all’ingresso del nostro negozio per recarci tutti insieme a Dicomano, provincia di Firenze, in direzione del Centro di accoglienza SPRAR Sacro Cuore gestito dalla cooperativa Il Cenacolo: quel giorno avremmo dovuto montare i mobili della cucina, fissare una porta e fare piccoli lavori di idraulica. Dopo mesi di lavoro e turni incastrati a fatica siamo riusciti nel nostro intento: abbiamo rinnovato una stanza che servirà da cucina a tanti ragazzi stranieri richiedenti asilo, insegnando loro una professione che potrà tornare utile per il loro futuro.
L’obiettivo centrale è stato quello di ristrutturare la cucina interna al centro di accoglienza attraverso l’organizzazione di un laboratorio di falegnameria rivolto agli stessi utenti ospiti del centro.
Stefano Mura, Responsabile Risorse Umane del mio negozio, è stato uno degli organizzatori di questo progetto, oltre che volontario imbianchino per un giorno, e ci spiega com’è nato tutto: “Il progetto è nato coinvolgendo la Cooperativa Il Cenacolo secondo le modalità tipiche Leroy Merlin, una Plenaria! Credevo infatti che solo ascoltando le voci dei ragazzi migranti di Dicomano avremmo avuto un assaggio reale di ciò che vuole dire lasciare le proprie terre, non come abitualmente avviene tramite i media nazionali. Questo incontro, perché di questo si è trattato, ci ha permesso di dare un nome e un volto ai ragazzi del centro Sacro Cuore. Abbiamo iniziato a capire che non avremmo solo svolto delle ore di volontariato, ma che lo avremmo fatto con loro, con persone in carne e ossa, con i loro sogni e desideri. Durante i laboratori di falegnameria, mentre si dipingevano le pareti, si montava il laminato, si tagliava il legno, si parlava in inglese, in francese, in italiano. C’era chi traduceva, chi capiva qualcosa, chi non capiva nulla. Ma la lingua dei gesti aiuta sempre… e il fiorentino in quanto ad espressività non è secondo a nessuno! Non è sempre stato facile, né per gli ospiti della struttura né per noi, perché quando di mezzo ci sono le relazioni è possibile che qualcosa sfugga, ma è encomiabile come i ragazzi del negozio che hanno partecipato si siano dati da fare. Oggi sento che la cucina di Dicomano è finita nella pratica, ma il seme del volontariato a Campi Bisenzio crescerà ancora.”
I lavori, durati più di tre mesi, sono stati diretti da Giacomo Lorenzi, Capo Settore dei reparti idraulica e sistemazione. Giacomo, chiamato a coordinare noi collaboratori affiancati dai ragazzi richiedenti asilo ospiti del centro, afferma: “Appena arrivato a Dicomano mi sono trovato davanti agli occhi una cucina in condizioni a dir poco imbarazzanti, dove i poveri ragazzi del centro di accoglienza si trovavano a cucinare, lavare i piatti e gestire gli alimenti in uno spazio non fruibile, con elettrodomestici rovinati e mobili fatiscenti.
Fin da subito ci siamo messi all’opera per capire cosa andava fatto, quali erano le priorità, la sequenza dei lavori da eseguire ed il budget a disposizione. Definito ciò si sono alternati in varie giornate tanti collaboratori che hanno portato il loro contributo nel creare qualcosa. La cosa più bella è stata quella di vedere i ragazzi del centro felici della nostra presenza, vogliosi di sporcarsi per lavorare assieme a noi nel creare la cucina, nel montare il pavimento, verniciare le pareti, creare gli scaffali e tante altre cose fatte assieme.
Sono stati momenti molto piacevoli e di grande arricchimento personale, abbiamo conosciuto tanti bravi ragazzi che spero un giorno di poter avere nel nostro negozio come collaboratori perché portatori sani di semplicità e buon umore…e queste cose nel nostro lavoro sono fondamentali!”
Al momento, due ragazzi del Centro hanno cominciato un tirocinio presso il nostro punto vendita: Paul Koumare, del Mali, 30 anni, e Mohammed Auwal Aliyu dalla Nigeria, 26 anni. Lavoreranno per 25 ore settimanali per due mesi e si occuperanno della vendita dei prodotti, sistemazione scaffali e della logistica del magazzino.
Sono tanti i nomi di chi ha partecipato volontariamente a questo progetto oltre all’ideatore Stefano Mura e il “capo cantiere” Giacomo Lorenzi: l’artigiano Massimiliano Vilucchi, i collaboratori Natascia Bessi, Mirko Cascio, Pietro Cosenza, Giacomo Denti, Davide Morelli, Elisa Ruzzon, Luigi Sabato, Micol Simoni, Alessandro Zipoli, Iacopo Vitali e Manuela Chiaramonti, quest’ultima dichiara: “Le giornate trascorse a Dicomano ci hanno visti protagonisti insieme di un grande momento di incontro, condivisione e conoscenza. Leroy Merlin è un’azienda all’avanguardia nel settore del bricolage e del culto dell’abitare che ha evidentemente come obiettivo primario la costruzione della casa ideale, poiché tutti ne hanno diritto. Tutti, anche chi in Italia ci è arrivato per caso, volontà, o necessità. Quindi perché fare del nostro mestiere un momento di solidarietà? Perché ci siamo sentiti in dovere, proprio per l’internazionalità della nostra insegna e per il forte legame con il tessuto sociale, di avvicinarci ad una realtà così particolare. Perché contribuire a ridurre un disagio così grande, ci ha arricchiti e ha cambiato la nostra visione, ampliandone gli orizzonti, riguardo culture ed etnie diverse dalle nostra. Perché offrire le nostre competenze, i nostri prodotti, ha migliorato la quotidianità di tanti giovani profughi. Abbiamo tenuto un atteggiamento di ascolto dei racconti di fuga dalla paura. Curiosi abbiamo studiato una forma di accoglienza, certi che da questo incontro ciascuno di noi ha portato a casa un bagaglio di grande ricchezza.”
Il Direttore del nostro punto vendita, Paolo Barsacchi, trae le conclusioni di questo progetto di volontariato, finanziato con € 3.314,46 divisi fra materiali utilizzati e donati e costo dei collaboratori: “Fin dall’inizio del Bricolage del Cuore il negozio ha dimostrate grande sensibilità per le tematiche sociali del contesto limitrofo e delle problematiche legate ai soggetti più deboli economicamente o socialmente. Quest’anno con l’iniziativa con Il Cenacolo abbiamo voluto aiutare sia il contesto economico e sociale locale, sia fornire un supporto a chi si occupa di inserire gli immigrati in contesti che siano a doppio vantaggio. Quello che ci interessava non era donare e basta, ma riuscire a costruire qualcosa che desse un vero valore aggiunto all’operazione, per i ragazzi immigrati, per il cenacolo, per le istituzioni e infine per noi. E’ stato un vero piacere vedere l’entusiasmo, le capacità e la volontà di questi ragazzi, il coinvolgimento delle istituzioni e l’operatività e coordinamento de Il Cenacolo. Sono orgoglioso principalmente di due cose: aver migliorato le condizioni di vita di persone che sono cresciute anche grazie a noi, dal punto di vista delle competenze tecniche (alcuni hanno intrapreso anche un percorso di collaborazione con noi continuativo) e dell’integrazione sociale. L’altra cosa di cui sono fiero è la reazione e il coinvolgimento del negozio. Ricordo con emozione la giornata in cui i ragazzi del cenacolo si sono presentati al negozio in plenaria. La commozione, la voglia di aiutare, l’entusiasmo e la consapevolezza di essere in una grande azienda, vissuta e manifestata dai nostri collaboratori, sono emozioni che ho condiviso e che mi resteranno sempre nel cuore. Penso che siamo un negozio con grandi persone di grandi valori, ho respirato piacere puro di essere utili l’uno all’altro, dentro e fuori dal negozio. Abbiamo un motto: “Ben fatto è meglio che ben detto!”. E anche questa volta abbiamo veramente ben fatto. Forza Firenze!”