Intervista a Emanuele Sensi, Responsabile Risorse umane Leroy Merlin Carugate
Alla base di ogni attività d’impresa c’è il lavoro e ci sono le persone che lo svolgono.
Ciò è ancora più vero per un’impresa che intende richiamarsi ai principi dell’economia civile.
Come si declina la centralità del lavoro e dei lavoratori in Leroy Merlin?
Risponde Emanuele Sensi, Responsabile Risorse umane Leroy Merlin Carugate.
Cosa vuol dire parlare di lavoro in una prospettiva di responsabilità sociale d’impresa?
Di certo non è semplice. Anche perché oggi prevalentemente si guarda al lavoro con negatività e preoccupazione, dato il contesto di difficoltà in cui ci troviamo. In ogni caso credo che inquadrare il lavoro in una prospettiva di Csr voglia dire soprattutto parlare di qualità del lavoro. Perché la Csr, che significa far entrare una serie di preoccupazioni sociali e ambientali dentro l’azienda, porta con sé necessariamente un miglioramento della qualità del lavoro. Con qualità del lavoro intendo ad esempio il clima aziendale, cioè maggiore dialogo, accresciuto senso di appartenenza, più coinvolgimento del collaboratore in azienda, specie in progetti legati alla comunità in cui egli stesso vive e in cui il suo contributo può dunque risultare particolarmente generativo. In accordo, del resto, a quanto prevede l’Articolo 46 della Costituzione Italiana. In questo senso il lavoro diventa un modo per affrontare e incidere sulle stesse problematiche che ad esso vengono ricollegate: mi riferisco ad esempio a situazioni in cui dei collaboratori, ovviamente supportati dalla loro azienda, possono attivarsi in progetti e iniziative che mirano a offrire un sostegno concreto a chi si trova in situazioni di disagio magari derivanti proprio dalla mancanza di lavoro.
Un’economia civile chiede regole di mercato “civili”, imprese “civili” e di conseguenza anche lavoratori e un lavoro “civili”: in questo senso quanto ritiene sia pronta la cultura del lavoro oggi dominante, focalizzata in particolare su produttività, competitività, flessibilità del lavoro?
Credo che oggi non siamo ancora pronti a questa evoluzione, che ritengo necessaria, nella cultura del lavoro. Ma potrebbe venire in aiuto proprio quello che noi tutti viviamo quotidianamente anche al di fuori dell’ambiente di lavoro. Mi spiego: io come collaboratore mi sento parte attiva, ingaggiato, in un’azienda che ha integrato la Csr nella propria strategia. Però sono anche un consumatore. Per cui, sempre come consumatore, so che posso contribuire a innescare e diffondere i cambiamenti nella cultura del lavoro di cui dicevamo attraverso i miei comportamenti di acquisto. Di conseguenza la sfida a cui ciascuno di noi è chiamato è quella di portare nella propria azienda, come collaboratori, quello che viviamo all’esterno, come consumatori, in termini di sensibilità, consapevolezza, attenzione ai temi della sostenibilità: combinare, cioè, il ruolo che abbiamo come consum-attori e quello di collabor-attori.
Le aziende impegnate nella sostenibilità si mettono in ascolto delle esigenze dei propri stakeholder, in primis di chi ci lavora. In che modo, nell’attività quotidiana, Leroy Merlin esprime attenzione in tal senso?
L’esempio migliore credo sia quello del Bricolage del Cuore, perché è espressione di come i collaboratori possono dare un contributo concreto e fondamentale. L’anno scorso insieme agli altri negozi Leroy Merlin in Lombardia abbiamo lanciato un invito alle associazioni del territorio, spesso indicate dagli stessi collaboratori. A giugno le abbiamo incontrate e sono state scelte quelle con cui lavorare e i progetti su cui intervenire. Nel caso del nostro negozio ci siamo indirizzati verso la 15, di Giussano (Mb), impegnata nell’accoglienza di adolescenti in situazioni di difficoltà. Ci era stata segnalata da un nostro collaboratore del negozio di Lissone, che in passato vi aveva prestato servizio volontario: è qui che si manifesta la concretezza di cui parlavo. Oltre che ovviamente nel progetto stesso, che ha previsto il rifacimento degli ambienti e la riverniciatura delle stanze. L’azienda, poi, ha valorizzato l’impegno dei collaboratori, che volontariamente si sono prestati alla realizzazione del progetto, riconoscendo loro quelle ore come tempo di lavoro. Il prossimo 5 giugno il percoso ripartirà.
Sempre più si riconosce, e si esige, il ruolo sociale dell’impresa. Come si può far maturare la consapevolezza, in chi ci lavora, del fatto che il proprio lavoro integra una dimensione importante di servizio orientata al benessere della comunità?
Ad esempio portando l’informazione a tutti. Sfruttando ogni spunto e occasione per parlarne, anche quando le priorità e gli argomenti di cui discutere sono tanti. E poi dando risalto, con continuità, al contributo dei collaboratori: a loro non bisogna solo chiedere in termini di prestazioni, bisogna anche dare in termini di ascolto e valorizzazione.