Di Dada Ganadevananda, Fondazione Stella Polare Onlus – Catania
Esiste un ‘nuovo’ concetto, la genitorialità sociale, capace di riassumere i trent’anni in cui, anche senza conoscerlo, mi sono nutrito della sua vocazione innovativa e diretta all’elevazione socio-culturale. Com’è giusto che sia, tale ispirazione si è trasformata nella condivisione dell’impegno altruistico come strumento di emancipazione dalla spesso strumentalizzata insicurezza individuale, e dallo sterile egoismo che essa tende a creare e a diffondere.
Se vagando nel labirinto delle complessità umane, si è davvero alla ricerca della semplice verità, si scoprirà che la sua natura è sempre facilmente comprensibile ma spesso difficile da abbracciare, a causa dell’insicurezza che costantemente influenza il comportamento umano. Anche nel campo della gestione dell’interesse collettivo, dunque, esiste un semplice concetto di universale accessibilità, che si basa sul diritto umano più fondamentale di poter vivere in pace e senza paura.
Per comprendere tale semplice concetto, potremmo considerare la nostra conoscenza e diretta esperienza di un’efficace forma di gestione dell’interesse collettivo: la famiglia! Non è, infatti, la famiglia la più diffusa forma di genitorialità applicata? Non sono forse l’esempio di amorevole disponibilità e altruistico sacrifico personale incarnato dai genitori, il motore e carburante che la mantengono in movimento e in continua espansione?
Ecco come tutti i concetti espressi nella genitorialità sociale, si ritrovano miniaturizzati nell’ideale comportamento di tutti i membri della famiglia, sia nel darsi sia nel ricevere. Quando ci si sente parte integrale di una famiglia, infatti, non è difficile accettare le diversità e le differenti capacità individuali che si trovano al suo interno; non si giudica il solo valore utilitaristico degli individui, anzi ove qualcuno dovesse rimanere indietro, non si esita a offrire più attenzione e l’incoraggiamento necessari. Istintivamente si percepisce come la felicità e la serenità di ogni individuo siano alla base dell’armonia e del successo collettivi.
La genitorialità è dunque il senso vero del nostro essere umani; è il permettere a noi stessi e agli altri di ricercare quali siano i parametri del nostro potenziale individuale e collettivo, e di lavorare attivamente perché tutti possano realizzare il proprio, attraverso il mutuo incoraggiamento e la condivisione delle rispettive intelligenze e competenze, gioendo dei successi e alleggerendo, condividendolo, il peso dei fallimenti.
Contrariamente a ciò che in molti hanno ormai supinamente accettato, non tutto dev’essere trasformato in mere transazioni, in scambi in cui ognuno ricerca il proprio interesse, perché la somma di tutti gli interessi personali è sempre infinitamente più piccola dell’insieme rappresentato dall’interesse e dal benessere collettivo.
Questo gap valoriale esiste nella sfera materiale, ma è ancor maggiore e indicativo nell’ambito del benessere psichico ed emozionale, che si fonda sull’inestimabile aspirazione del sentirsi rispettati e non oppressi dalle libertà e dagli appetiti altrui.
Persino il profitto, che è alla base dell’economia capitalista, ha una sua natura sociale, poiché si fonda sulla centralità del lavoro e sull’ingegnosità umana. Non si può altresì negare che il continuo funzionamento dell’economia di mercato dipende non solo dal potere d’acquisto degli individui consumatori, ma anche dalla fiducia nel futuro da parte dei risparmiatori/consumatori.
Purtroppo nella nostra società al lavoro manuale non è attribuito il giusto valore, ma se è vero che l’intelletto e lo spirito imprenditoriale sono indispensabili per immaginare e organizzare una migliore qualità di vita, non è forse anche vero che senza la realizzazione manuale di tali idee e competenze astratte, saremmo comunque rimasti all’era della pietra? A che serve avere molta conoscenza teorica o anche tanti soldi in tasca, se si ha fame e il fornaio non si è alzato all’alba per fare il pane, o se il supermercato non è aperto per mancanza di personale?
Nelson Mandela amava parlare del concetto africano dell’Ubuntu, ovvero la saggezza secondo la quale una persona è una persona attraverso altre persone.
La fiducia nel futuro non è una condizione fortuita bensì una continua costruzione collettiva basata sul diretto investimento di tutti, senza il quale non esiste o non è ben chiara la condivisa responsabilità sociale. Solo il capitale etico-sociale creato e accumulato grazie a tale volontaria e voluta compartecipazione, può essere utilizzato per superare gli inevitabili ostacoli e incomprensioni del vivere collettivo.
A volte qualcuno mi chiede perché il progetto di aggregazione giovanile, che la nostra Fondazione Stella Polare Onlus in cooperazione con AMURT Italia Onlus ha creato in un quartiere problematico di Catania, si chiami ‘La sorgente del Lavoro’ quando i nostri beneficiari sono ancora bambini. Ebbene, siamo in molti a credere che tutti gli investimenti sociali più produttivi siano necessariamente a lungo termine, e che quindi in questo caso per guidare chi nasce e cresce in un quartiere cronicamente povero, e corre il serio rischio di essere reclutato dalle organizzazioni criminali, bisogna essere presenti per decenni, costruendo ogni giorno una realtà basata sulla speranza e l’esempio etico personale, facilitando così la formazione di spiriti forti, capaci di credere in se stessi, e quindi più facilmente rispettosi dei diritti altrui e inclini alla cooperazione sociale.
Devo dire che ci siamo trovati così bene a cooperare con gli amici di Leroy Merlin perché evidentemente ben comprendono e condividono questo nostro spirito pratico di genitorialità sociale. Ecco come la Direzione e gli artigiani associati al negozio di Catania hanno immediatamente abbracciato l’idea di sostenere il nostro progetto realizzando e arredando tre nuove aule per il doposcuola e per le attività artistiche e culturali dei bambini del quartiere.
Non capita spesso di vedere tale sinergica cooperazione fra il mondo Onlus e quello di una multinazionale, ed è certamente un buon segno, perché a prescindere dalla performance economica, la ricchezza umana non si può certo circoscrivere al guadagno materiale, poiché nell’ambito della salute psico-fisica e spirituale, siamo tutti sulla stessa barca, e se remiamo in sincronia, andremo sicuramente molto più lontano, più velocemente e con maggiore armonia.
In conclusione mi preme dire che questa visione condivisa del mondo non è certamente nuova, e a riprova cito il bellissimo inno ‘Samgacchadvam’ che si trova nei Rg Veda, composti in India circa 3500 fa: