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Risveglio

Di Rossana Andreotti, Professional Counselor e Coach


Il “risveglio”, inteso come passaggio dal sonno alla veglia, è un’esperienza così naturale, quotidiana per ciascuno di noi che nemmeno ci facciamo caso, se non per lo sforzo che ci è richiesto per uscire dal “mondo dei sogni” e rientrare in quello della realtà.

Il sonno è una pausa necessaria – anche fisiologicamente – per ripristinare le energie e i processi vitali; la veglia è il tempo del confronto con la vita, dell’incontro con gli altri, della ricerca del senso.

Il risveglio è un concetto dinamico, implica transizione e passaggio, a volte anche faticosi ma vitali: il risveglio della natura a primavera, il risveglio delle coscienze, dei gruppi, per difendere un diritto o sostenere una causa civile. Il risveglio è movimento, è superare una condizione iniziale e approdare ad una nuova, differente.

In questo senso, possiamo leggere il “risveglio” come il processo di cambiamento evolutivo di cui facciamo esperienza come persone, come organizzazioni, come società. Un cambiamento, in questa accezione, non generato dall’esterno e subìto (come può essere la perdita del lavoro a causa di un licenziamento) ma piuttosto un cambiamento che implica – almeno in un certo grado – consapevolezza e direzionalità da parte di chi ne è coinvolto.

Il risveglio è così l’opportunità di “mettersi in moto” verso un obiettivo da noi determinato, prendendo consapevolezza più piena dei dati di realtà della nostra situazione e attivando le risorse – interne ed esterne – necessarie per conseguire il nostro scopo.

Quali sono le condizioni per attivare un risveglio, così inteso? Paradossalmente, anziché attivarci subito per fare, occorre spesso fermarci, prenderci un tempo per riflettere – magari anche chiudendo gli occhi – e chiederci, con realismo e autenticità, a che punto siamo. Stiamo muovendoci freneticamente, rincorrendo sempre più stimoli nuovi, spinti da un “dover fare” quante più cose possibili, magari senza aver chiaro richieste da chi e utili per cosa?  Oppure abbiamo – almeno sufficientemente – chiari i nostri bisogni fondamentali (come quello di relazione e di appartenenza, quello di crescere ed evolvere, il bisogno di essere noi stessi) e stiamo indirizzando i nostri pensieri e le nostre azioni in quella direzione? E ancora: siamo fedeli alla nostra vocazione (ossia al nostro senso di stare al mondo) o alla nostra mission, come organizzazione?

L’orientamento che ci “risveglia” è dettato prevalentemente dal soddisfare bisogni individuali – in quanto esseri auto-interessati e massimizzatori – o dal sentirci persone, in ruoli diversi, in famiglia, con gli amici, al lavoro, orientati al bene comune e sostenuti da uno sguardo positivo sul diverso da noi, sul domani?

Sono certamente domande che richiedono desiderio, energia e tempo, che possiamo lasciare decantare per farci interrogare, oppure possiamo respingerle o metterle frettolosamente da parte, perché troppo impegnati a “fare”, a replicare ciò che abbiamo sempre fatto, riproponendo come un treno lanciato sui binari i nostri copioni di vita, come scelta di quieto vivere, di zona di confort, di torpore che non rigenera.

A seconda di ciò che scegliamo, in palio c’è la nostra vita, come brillantemente descritta in un aforisma di Joseph Campbell: “È una avventura portare a compimento quel dono al mondo che noi stessi siamo”.

Scegliere di risvegliarsi ogni giorno, di non essere “sdraiati”, di portare tutto di noi stessi all’interno di organizzazioni civili significa coltivare un clima di consapevolezza, responsabilità e partecipazione personale, unito a relazioni autentiche, caratterizzate da fiducia e reciprocità.

Il fatto che siamo umani, in carne ed ossa, ci dice che questa non è una condizione che possiamo raggiungere una volta per tutte, bensì un processo dinamico di continua “tensione a”, in cui l’atto del risveglio va praticato con continuità, sia a livello personale che collettivo, per renderci conto in ogni momento (“qui ed ora”) delle situazioni e adattare ad esse la nostra ricerca di compimento e significato.

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