(RI)GENERIAMO impresa benefit
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Le storie di (RI)GENERIAMO: intervista con Erika Mattarella, Cooperativa sociale Liberitutti

La Cooperativa sociale Liberitutti di Torino è una delle realtà che hanno contribuito alla nascita di (RI)GENERIAMO, la società benefit sostenuta da Leroy Merlin Italia. Con Erika Mattarella, socia della cooperativa, parliamo del contributo fondamentale alla realizzazione delle mascherine di protezione, il primo prodotto di (RI)GENERIAMO, che è stato offerto dalle ragazze coinvolte nel progetto di sartoria sociale Nidò promosso dalla cooperativa.

In cosa consiste il progetto Nidò?

Fra i servizi della nostra cooperativa, uno consiste nel girare la provincia di Torino facendo prevenzione per le ragazze vittime di tratta. Alle ragazze che incontriamo e che esprimono la volontà di cambiare vita, una scelta che non può che essere personale e che come si può immaginare non è per nulla semplice da fare, viene proposto di entrare in un percorso di accoglienza e di inclusione in comunità. Ci sono ragazze che effettivamente non vedono l’ora di avere l’opportunità di cambiare vita, altre invece purtroppo non riescono ad immaginarsene una diversa. Questo servizio è diventato il progetto Nidò: l’idea di fondo è offrire a tutte queste ragazze momenti di socializzazione, come ad esempio serate di musica e di cucina, insieme a opportunità di crescita personale e di crescita di soft skills. Tutte cose che le possono aiutare a “vedere” che un altro mondo esiste e che, se vogliono, ce la possono fare.

Come sono state coinvolte nell’attività di (RI)GENERIAMO?

Oltre che per noi, per le ragazze è stata un’occasione eccezionale, anche dal punto di vista economico. Le mascherine vere e proprie sono state realizzate da un gruppo sartoriale, mentre un altro gruppo lavorava al confezionamento, alla pinzatura, all’imbustamento e all’inscatolamento. So che queste ultime possono sembrare operazioni banali, ma sono state importanti per far sentire le ragazze coinvolte. Inoltre, hanno migliorato la loro capacità di lavorare e di lavorare in gruppo, insieme. Anche perché è stato un impegno intenso, concentrato in tempi abbastanza ristretti.

Che impatto ha avuto quest’esperienza sulle ragazze?

Basti pensare che alla fine diverse di loro hanno chiesto se non ci fosse altro lavoro da fare, perché desideravano continuare. La possibilità di svolgere un lavoro manuale, infatti, può avere un impatto particolarmente importante su queste ragazze. Molte sono in grado di farlo, alcune erano già molto brave nel cucito, altre hanno imparato, in genere tutte essendo giovani sono appassionate di moda e hanno piacere ad essere coinvolte nella progettazione e realizzazione di qualcosa che alla fine si indossa. Sono state coinvolte anche ragazze analfabete che potevano comunque contribuire in modo valido al lavoro. Ognuno, infatti, ha delle specifiche competenze. Occorre però cercarle e dare alle persone il tempo prima di farle emergere, poi di affinarle.

C’è una storia in particolare, di quest’esperienza, che vuole raccontare, magari perché emblematica?

Quando ci sono belle storie fa certamente piacere raccontarle, ma è importante soprattutto che la bella storia venga vissuta, che produca un impatto reale sulla vita delle persone. Mi viene in mente il caso di una delle nostre ragazze che ha intrapreso un percorso di tirocinio proprio per imparare a cucire bene, intendo professionalmente. Ora, che stiamo ragionando con (RI)GENERIAMO per realizzare altri prodotti, per lei potrebbe non essere più solo un’occasione temporanea ma un lavoro a tutti gli effetti, un lavoro vero. A parte il singolo caso personale, comunque, credo che il risultato più importante di progetti come questo sia che le persone sviluppano la consapevolezza di possedere una competenza. Che può essere spesa per trovare lavoro, mantenersi, costruirsi una vita migliore. È una cosa bellissima! Intorno a noi è pieno di persone con competenze importanti, ma nascoste. Che per emergere hanno bisogno di occasioni come queste. A volte si pensa che le persone fragili, che accudiamo, non abbiano competenze e abbiano solo bisogno di essere costruite, come dire, da zero. Forse, invece, queste persone hanno solo bisogno di trovare le motivazioni per ricostruirsi. Per rigenerarsi, appunto.

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