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Le storie di (RI)GENERIAMO: intervista a Salvatore Stingo, presidente Cooperativa Sociale Agricoltura Capodarco

La cooperativa sociale Agricoltura Capodarco di Grottaferrata (Roma) è stata fra le prime ad attivare esperienze di agricoltura sociale in Italia. È uno dei partner di (RI)GENERIAMO, la società benefit sostenuta da Leroy Merlin Italia. Con il presidente Salvatore Stingo parliamo del coinvolgimento della cooperativa in alcuni dei primi progetti di (RI)GENERIAMO.

Com’è nato il rapporto con (RI)GENERIAMO?

L’incontro con Leroy Merlin è avvenuto anni fa nel contesto di un convegno sulla responsabilità sociale delle imprese e il rapporto tra profit e non profit. Da lì l’azienda ha iniziato a frequentare la nostra sede di Grottaferrata, anche per l’organizzazione di incontri interni. La crescita della conoscenza reciproca ci ha portato in seguito a immaginare insieme un progetto di collaborazione più definito e strutturato, che ha preso vita appunto con (RI)GENERIAMO. Che è il frutto di percorsi non scontati da entrambe le parti, in particolare della capacità delle persone che ci hanno lavorato di sviluppare prima all’interno della propria organizzazione una sorta di coscienza legata alla collaborazione, poi di approfondire che cosa effettivamente si voleva fare insieme, infine di individuare le modalità per la realizzazione concreta del progetto. Ora è circa un anno che l’attività con (RI)GENERIAMO è partita e in questa fase stiamo fondamentalmente condividendo le opportunità. Fra queste c’è il progetto Terra Inclusiva.

In cosa consiste il progetto Terra Inclusiva?

Riguarda la produzione di piante aromatiche (rosmarino, salvia) attraverso VivaIO, il nostro progetto con ragazzi con disabilità mentale e soggetti psichiatrici, che sono i produttori delle piante. La questione principale da affrontare è stata come mettere in continuità la nostra produzione con i grandi numeri di vendita che realizza Leroy Merlin. Si è lavorato sui meccanismi da attivare, il passaporto fitosanitario delle piantine (per la tracciabilità), le tipologie stesse di piante più adatte da commercializzare e anche più competitive sul mercato. A breve le piantine saranno disponibili in tutti i Negozi Leroy Merlin di Roma, identificabili con il logo di (RI)GENERIAMO anche per informare il pubblico sul tipo di progetto, sul valore sociale connesso a queste piante. Sono prodotti che potremmo definire “buoni due volte”: da una parte perché biologici, non trattati chimicamente; dall’altra perché frutto di un progetto di inserimento lavorativo e sociale.

Cosa significa lavorare su un progetto di questo tipo con una grande realtà profit?

Innanzitutto da questo rapporto scaturiscono molte opportunità. Commerciali ma non solo. Ad esempio la possibilità di ragionare insieme sulla possibilità di inserimenti lavorativi, di sbocchi professionali per i ragazzi con disabilità che seguiamo. Poi gli interventi incrementali che possiamo effettuare nel percorso di crescita dei ragazzi. Inoltre, è stato molto formativo confrontarsi con le modalità organizzative e gestionali di una realtà grande e complessa come Leroy Merlin. Un’azienda che, da quello che ho sperimentato direttamente, rappresenta un terreno già molto fertile su cui innestare rapporti di questo genere, in quanto da tempo impegnata su temi sociali e ambientali, sulla valorizzazione del rapporto con il territorio: nei Negozi Leroy Merlin che ho visitato, ad esempio, ho sempre trovato personale non solo disponibile ma visibilmente contento di essere coinvolto nel progetto. Oltre al progetto Terra Inclusiva, la collaborazione con Leroy Merlin si è estesa alla manutenzione delle aree verdi circostanti i cinque punti vendita dell’azienda su Roma, oltre al magazzino di Colleferro. Per seguirlo abbiamo costituito una squadra specifica di lavoro al nostro interno e partiremo nei prossimi mesi. È un altro tassello nel nostro percorso di crescita e speriamo possa rappresentare un esempio anche per altre realtà non profit, che spesso non dedicano la necessaria attenzione alla questione della sostenibilità economica della propria attività, col rischio anche di perdere opportunità interessanti di crescita, non solo economiche.

Come si può valutare l’impatto sociale prodotto da questi progetti?

Sulle valutazioni di impatto sociale, e sui parametri da utilizzare per esprimerle, esistono ormai modelli piuttosto definiti. Per quasi tutti i progetti nell’ambito dell’innovazione sociale, ad esempio quelli finanziati dall’Unione europea, queste valutazioni vengono richieste. Possiamo dividere i suddetti parametri in “facili” e “difficili”. Quelli facili sono ad esempio, nel nostro caso, il numero di inserimenti lavorativi. Altre connessioni sono invece più difficili da individuare e rendicontare. Mi spiego: impegnandosi su progetti come questi, che tipo di messaggio invia al suo pubblico una realtà come Leroy Merlin, con un bacino di riferimento così ampio? A quante persone può arrivare? Che “capitale sociale” crea un progetto con queste caratteristiche di diversità? Tutto ciò è assai più complesso da definire e quantificare. Ma (RI)GENERIAMO sarà chiamata a farlo, anche per poter rappresentare un caso studio che altri in futuro potranno utilizzare, su base nazionale e magari non solo. A tale riguardo, visto che iniziative come questa hanno un potenziale di replicabilità e scalabilità enorme, abbiamo in cantiere il progetto di diventare noi stessi formatori per iniziative simili avviate da altre realtà in regioni e città dove Leroy Merlin è presente. Abbiamo imparato molte cose, lavorando a questo progetto, e intendiamo metterle a disposizione affinché progetti simili possano essere replicati più facilmente. (RI)GENERIAMO è una bellissima sfida e a mio avviso rappresenta il futuro delle nostre economie. I sistemi tenderanno sempre più a interfacciarsi alla ricerca di una sostenibilità insieme economica, ambientale e sociale. Ognuno deve fare la sua parte per creare queste occasioni d’incontro e per trovare soluzioni nuove.

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