
Progetti come quello de I FormidAbili, per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità intellettive, hanno caratterizzato la fase di avvio di (RI)GENERIAMO, la società benefit sostenuta da Leroy Merlin Italia costituitasi a giugno del 2020.
Ora (RI)GENERIAMO sta entrando in una sorta di “Fase 2”, come spiega Fabrizio Leopardi, Direttore Risorse Umane Leroy Merlin Italia.
In cosa consiste la “Fase 2”?
In un momento di grande proliferazione di idee e progetti. Finora è stato compiuto un lavoro molto importante di base, che definirei istituzionale. Proprio grazie a quel lavoro si sono create le condizioni affinché si potessero affrontare, sempre nel solco della ricerca dell’impatto sociale e ambientale, temi ancora più complicati. Ed è quello che stiamo facendo ora. Potrebbe inoltre aiutarci, anche se non possiamo definirlo un aspetto trainante, l’uscita in corso dall’emergenza sanitaria, con il progressivo attenuarsi di misure di sicurezza che ci hanno permesso di mettere appunto in sicurezza le persone dell’azienda: intendo cioè che potrebbe esserci la possibilità di fare le cose con ancora maggiore semplicità, rapidità, determinazione, concretezza.
Può fare un esempio?
Prendiamo appunto il caso de I FormidAbili. Il progetto è nato proprio in periodo di emergenza Covid e si può considerarlo un classico caso in cui si è inverato il noto adagio “da cosa nasce cosa”. L’idea originaria era infatti quella di coinvolgere persone svantaggiate in un’attività lavorativa che avevamo immaginato per offrire maggiore sicurezza sia ai nostri collaboratori, sia ai clienti che entravano nei nostri Negozi: il coordinamento delle file in prossimità della casse dei Negozi. Nel corso del tempo l’idea si è sviluppata nella prospettiva di integrare un’opportunità professionale collegata in modo specifico al tipo di svantaggio di cui queste persone erano portatrici, con l’obiettivo finale di coinvolgerle pienamente nella vita del Negozio. Abbiamo cioè pensato a come mettere le loro specifiche caratteristiche, le loro “abilità diverse”, a disposizione dell’ecosistema lavorativo in cui veniva loro chiesto di operare, individuando allo scopo delle mansioni coerenti. Ciò ha configurato un’opportunità di lavoro più ampia e strutturata e, di conseguenza, la possibilità per queste persone di sviluppare maggiore autostima. Ora l’obiettivo è diffondere il progetto de I FormidAbili il più possibile all’interno dei nostri Negozi, cosa che vale anche per altri nostri progetti su cui stiamo lavorando in senso verticale, che è una delle dimensioni della “proliferazione” cui accennavo all’inizio: approfondimento, trasformazione, evoluzione continua, crescente diffusione. Ma parallela a questa c’è anche una dimensione orizzontale.
Vale a dire?
Aggiungere nuovi filoni di intervento. Il che discende da due scelte strategiche. Una è l’ambizione, che il Gruppo Adeo sta portando avanti in tutte le sue aziende e in tutti i paesi in cui è presente, di avere un’utilità dal punto di vista ambientale e sociale sempre più concreta ed evidente. L’altra è l’ambizione di Leroy Merlin Italia di amplificare sempre più la creazione di valore non solo economico per tutti i suoi stakeholder. Un’ambizione figlia della sensibilità che tantissime persone hanno in azienda e che sta diventando sempre più concreta e visibile, anche grazie alla presenza di un “contenitore” in cui può manifestarsi che è quello di (RI)GENERIAMO, che tra l’altro ha avviato il processo per la certificazione come B Corp per dare alla sua impostazione un senso più complessivo e riconosciuto sul mercato. Del resto in Leroy Merlin Italia uno degli obiettivi fondamentali che ci siamo posti, strategico e di lungo periodo, è quello di arrivare ad avere una comunità di diecimila “ambasciatori” della nostra utilità sociale.
Che tipo di comunità avete in mente e come pensate di aggregarla?
Quanto al tipo, mi riferisco a persone non interne all’azienda, bensì esterne. Che però entrino in una dinamica di supporto nei nostri confronti perché trovano nelle attività e progetti che proponiamo delle coerenze con loro bisogni o interessi. Quanto al come, lo scopriremo facendolo. Voglio dire che il bello di ciò che stiamo cercando di fare è che abbiamo chiare le intenzioni ma il percorso va costruito, individuato ogni giorno, restando aperti a ogni possibilità e allo scambio con l’esterno. Qui vale l’approccio piattaforma che è proprio anche del nostro modello di business: significa promuovere un modo di lavorare trasversale con attori che nei confronti dell’azienda sono portatori di interessi economici, sociali, ambientali, culturali. Significa creare una sorta di legame, una sintonia, tra noi che siamo all’interno dell’azienda, che abbiamo intenzione di fare determinate cose, e altre persone che all’esterno hanno voglia di trovare sbocchi ma non hanno un percorso già definito. Si cedono, in pratica, pezzi di creazione di valore per creare un valore ancora più grande e alto per un gruppo di soggetti più ampio della sola azienda, una sorta di comunità di interessi che è appunto un po’ interna e un po’ esterna. Ad attenuare, se non proprio ad abbattere, i limiti tra “dentro” e “fuori” ci potrà aiutare molto da una parte la transizione digitale, che offre strumenti di enorme utilità per lo scambio, la comunicazione, l’interconnessione, per far sentire le persone protagoniste. Dall’altra, un grande aiuto potrà venire dalla nostra stessa cultura aziendale, che è una cultura di partecipazione e coinvolgimento dal basso. Un elemento chiave per far accadere le cose.