(RI)GENERIAMO impresa benefit

Generare un impatto sociale “di vicinanza”: intervista a Daniele Caccherano, presidente della Cooperativa sociale Liberitutti

Fra i partner co-fondatori della società benefit (RI)GENERIAMO sostenuta da Leroy Merlin Italia c’è la Cooperativa sociale Liberitutti, di Torino. Con il presidente Daniele Caccherano abbiamo parlato dei progetti in cantiere per l’anno appena iniziato.

Cosa caratterizza l’attività di Liberitutti?

Liberitutti è nata ormai più di venti anni fa, era il 1999, e fin da allora il suo modo di operare è stato caratterizzato non tanto dalla gestione di servizi per conto di enti pubblici, quanto dall’attivazione di percorsi di accompagnamento all’interno delle comunità in cui è presente, sul territorio. Ha sempre cercato, cioè, di generare impatto sociale partendo dalla lettura del tessuto sociale. I nostri progetti sono sempre stati diretti prioritariamente allo sviluppo locale, in particolare allo sviluppo partecipato.

Com’è nato il rapporto con (RI)GENERIAMO?

È stato l’incontro con il Bricolage del Cuore di Leroy Merlin che ci ha condotto a partecipare all’esperienza di (RI)GENERIAMO, assolutamente in linea con quello che era già il nostro percorso. Perché quello di (RI)GENERIAMO è un rapporto di ibridazione tra profit e non profit, dove a fare un passo in avanti è sia il non profit, verso il superamento di un modo di pensare che possiamo definire in alcuni casi elitario al contrario, sia il profit, che vede valore economico concreto nell’agire per generare un profitto da reinvestire nel territorio. L’evoluzione del nostro rapporto con (RI)GENERIAMO ci ha portato così ad approfondire il tema dello sviluppo locale, che come dicevo è proprio della nostra storia, anche nella prospettiva economica. Ci siamo indirizzati verso il filone della democrazia partecipativa economica, che genera inclusione sociale e inclusione lavorativa. Qui sta il fulcro della nostra partecipazione a (RI)GENERIAMO, con l’obiettivo di costruire un’alleanza con altri soggetti, diversi da noi, per creare insieme un impatto sociale che possiamo chiamare di vicinanza.

Cosa intende per “impatto sociale di vicinanza”?

È un impatto sociale estremamente concreto, fatto di piccoli percorsi di inclusione, di piccoli redditi, a favore di soggetti marginali. Del resto la vicinanza per noi è una declinazione dell’impatto sociale. Di solito si pensa all’impatto sociale in riferimento a questioni globali, come ad esempio quelle identificate dagli Obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ed è giusto. Tuttavia ciò comporta una “fatica”, per i soggetti che stanno sui territori, per far atterrare i temi globali nella realtà locale. In altre parole, per produrre un impatto sociale reale le riflessioni a livello macro devono essere declinate in micro-progetti capaci di generare quel benessere, quel cambiamento, quel miglioramento socio-culturale ed economico che va a vantaggio della singola persona o famiglia, di una determinata comunità territoriale. Per realizzare tutto ciò occorre relazionarsi da una parte con gli stakeholder, cioè con le persone che ti aiutano e accompagnano nel percorso, dall’altra con i beneficiari, che sono appunto rappresentati dai singoli membri e in generale dall’intera comunità di riferimento.

Quali sono stati finora i progetti più significativi realizzati con (RI)GENERIAMO?

Sempre nell’ottica della partecipazione e dell’inclusione, Liberitutti ha sviluppato negli anni una sua identità nel settore legato alla moda e al tessile, sia come creazione, sia come commercio. In quest’ambito rientra il progetto più importante realizzato finora con (RI)GENERIAMO, quello delle mascherine di protezione. Un progetto importante, che ha generato occasioni di lavoro insieme a opportunità di diffusione del marchio. Un progetto, inoltre, con un messaggio sociale di grande valenza, poiché in quel periodo, nei primi mesi della pandemia, come tutti ricordiamo le mascherine disponibili erano molto poche e c’era un’esigenza molto forte di produrne di più.

Su quali progetti vi concentrerete nel 2022?

Questa fase di inizio anno è un momento di progettazione e condivisione importante. In particolare nell’ambito della collaborazione con (RI)GENERIAMO abbiamo portate all’attenzione dei nostri partner un grande progetto che riguarda Cascina Falchera. Per chi non è di Torino, si tratta di un luogo simbolo per l’educazione nella nostra città. È stata la prima cascina educativa non solo di Torino ma d’Italia, animata all’inizio grazie alla spinta del soggetto pubblico, poi in condivisione con realtà del Terzo settore. Stiamo parlando di quattordici ettari di terreno. Era chiusa da alcuni anni, il Comune ha lanciato un bando e Liberitutti se lo è aggiudicato. Così, sempre in un’ottica open source e cioè di condivisione con altri di ciò di cui si ha disponibilità, stiamo ragionando su una serie di progetti da sviluppare: ad esempio in ambito formativo, di apertura di spazi alla cittadinanza, attività di bricolage e altro ancora. Al momento è una sorta di “lavagna” su cui stiamo iniziando a disegnare, dialogando con (RI)GENERIAMO come con altri soggetti attivi sul territorio. Possiamo dire che Cascina Falchera vorrà essere innanzitutto un luogo di outdoor education. A partire da marzo partiranno dei laboratori che vivranno il periodo di massima attività nell’estate. Si sta anche sviluppando un’attività di start-up innovativa sul tema della ristorazione e del cibo che guarda alle famiglie. E una progettazione europea sullo sviluppo sostenibile.