(RI)GENERIAMO impresa benefit

Un ecosistema per l’impatto sociale: intervista a Simona De Giorgio, Coordinamento Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio e Torino Social Impact

Torino a fine maggio sarà teatro di un importante evento internazionale sui temi della impact economy. A organizzarlo è Torino Social Impact, il network dell’economia a impatto sociale di cui fa parte anche (RI)GENERIAMO, la società benefit sostenuta da Leroy Merlin. Dell’evento e dello sviluppo importante che il network ha avuto, a solo pochi anni dalla sua nascita, parliamo con Simona De Giorgio, Coordinamento Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio e Torino Social Impact

Com’è nato il progetto Torino Social Impact?

È nato in Camera di commercio di Torino (CCIAA Torino), che è proprietaria del marchio internazionale Torino Social Impact, e in particolare all’interno del suo Comitato per l’Imprenditorialità sociale, costituito ad aprile 2016 come organo di indirizzo di CCIAA Torino. Composto da enti e organizzazioni del Terzo settore dell’area metropolitana torinese, insieme ad atenei, centrali cooperative, dal mondo del volontariato e da quello del lavoro e sindacale, il Comitato è stato istituito in risposta alla richiesta dei nostri stakeholder di accrescere l’attenzione verso le dinamiche di innovazione sociale, imprenditorialità sociale, finanza a impatto sociale. Alla presidenza del Comitato venne designato il professor Mario Calderini, perché oltre all’indiscussa competenza era una figura che ben interpretava il desiderio di cambiamento che si avvertiva nel Terzo settore in quegli anni, quando si era nel pieno della Riforma del Terzo settore. Il Comitato comprese immediatamente che era necessario avere la massima apertura su tutto quanto stava iniziando ad accadere nel contesto metropolitano torinese su quei temi. Si consideri che Torino ha una solida tradizione storica legata al sociale, con presidi importanti nell’ambito della tecnologia e della ricerca, con soggetti finanziari, come le fondazioni bancarie e le organizzazioni filantropiche in generale, già predisposti verso la finanza a impatto sociale, e con il Comune di Torino che qualche anno prima aveva lanciato un programma, Torino Social Innovation, per lo sviluppo di attività a impatto sociale. Fu così che nacque l’idea di Torino Social Impact, come luogo aperto alla partecipazione più ampia possibile. Il ruolo svolto dai due enti pubblici, CCIAA Torino e Comune di Torino, a cui poi si unì quasi subito la Compagnia di San Paolo, ha anche dato alta riconoscibilità e credibilità istituzionali all’iniziativa.

Quali sono i suoi obiettivi fondamentali?

Citando il professor Calderini, Torino Social Impact mira a creare a Torino le condizioni per farne il miglior posto al mondo dove investire in imprese a impatto sociale. E se guardiamo ai numeri possiamo dire onestamente che l’obiettivo è stato raggiunto, anzi, è stato addirittura superato. Quando nel novembre del 2017, infatti, il Comitato lanciò per la prima volta la proposta, i partner che risposero diventando i primi promotori furono dodici. A inizio 2019 il piano strategico fu approvato e finanziato con una convenzione tra CCIAA Torino e Compagnia di San Paolo. Oggi siamo arrivati ad avere 190 partner. La risposta che ha dato il territorio, insomma, non si può che definire grandiosa, al di là di ogni nostra previsione.

Su cosa verterà l’evento di fine maggio?

L’evento si sarebbe dovuto tenere due anni fa, ma a causa della pandemia è stato rimandato. È il più grande summit mondiale sulla finanza a impatto, il Leadership meeting del Global Steering Group for Impact Investment (GSG), in cui sono rappresentati 33 Paesi del mondo. Si terrà dal 23 al 27 maggio, con un evento pubblico in programma il 23, e vedrà arrivare a Torino i cento maggiori esperti e operatori internazionali di impact investing, dal mondo della finanza, degli affari, della filantropia. Non era mai stato organizzato in Italia e se la scelta è caduta su di noi è anche grazie al lavoro fatto insieme alla Social impact Agenda per l’Italia presieduta da Giovanna Melandri, di cui Torino Social Impact fa parte, che rappresenta l’Italia nel GSG. Certamente ha contato l’aver saputo raccontare le attività dell’ecosistema a impatto sociale della nostra città, che possiamo dire ha un posto e una visibilità nella mappa degli ecosistemi a impatto sociale internazionali. Questo non vuol dire che ci sentiamo “arrivati”, perché c’è sempre la possibilità di diventare più attrattivi.

La costituzione dell’ecosistema a impatto sociale si può considerare un obiettivo raggiunto?

Possiamo dire di essere riusciti a creare le condizioni per far nascere e crescere progetti a impatto sociale e per far sì che possano riprodursi. E che ci siamo attrezzati negli anni per comunicare e promuovere tutto ciò il più efficacemente possibile: ad esempio abbiamo attivato una redazione diffusa che coinvolge i referenti della comunicazione di tutti i nostri partner. Va detto tuttavia che in termini di ecosistema l’obiettivo non si raggiunge mai definitivamente ed è bene che sia così. Nel senso che l’innovazione cambia costantemente nel tempo, sperimenta sempre nuove forme, nuove formule. Di conseguenza anche gli ecosistemi si modificano, anche in base alle persone, alle organizzazioni, ai progetti che ne fanno parte e su cui si attivano. Perché devono essere capaci di rispondere a esigenze e stimoli sempre nuovi, continuando a supportare e alimentare l’innovazione sociale. Gli ecosistemi, poi, sono molto ancorati ai contesti in cui si sviluppano, perciò anche le modalità di partecipazione e i modi in cui gli ecosistemi funzionano sono diversi da luogo a luogo. Nelle intenzioni Torino Social Impact può essere replicabile altrove e in tal senso abbiamo avuto tantissimi contatti in questi anni con realtà interessate a conoscerci meglio, visitandole e conoscendole tra l’altro di persona. Ma in concreto ogni contesto territoriale fa storia a sé, quanto a dimensione, specificità, eterogeneità dei soggetti rappresentati e modalità con cui essi si intersecano, effetti moltiplicatori che si possono creare. In ogni caso possiamo dire che oggi Torino è una città altamente “contaminata” dalla filosofia dell’impatto sociale.

Quale apporto danno al network le società benefit (s.b.)? Si può dire che abbiano un ruolo speciale, di avanguardia?

Oggi le s.b. del nostro network sono 22, un bel gruppo, e ci arrivano regolarmente richieste da altre s.b. del territorio interessate a partecipare. Per raccogliere questi bisogni di dialogo e confronto stiamo ora lavorando ad un progetto di networking con appuntamenti periodici rivolti a loro specificamente, ispirandoci anche a iniziative avviate da altre Camere di commercio. Crediamo infatti che le s.b. siano realtà che hanno un particolare bisogno di fare rete e di raccontare che cosa c’è dietro la loro qualifica di s.b., intendo: cosa fanno veramente? Qual è l’impatto sociale che ricercano? Come intendono conseguirlo? Vogliamo incontrarle e approfondire la relazione per comprendere insieme i loro obiettivi di crescita e trasformazione. Crediamo infatti che le s.b. rappresentino il modello d’impresa verso cui i sistemi economici si indirizzeranno sempre più in futuro.