Grazie a Elisabetta Soglio che ha ospitato una nostra riflessione sul Corriere Buone Notizie di questa mattina!
Di Luca Pereno, Coordinatore Sviluppo Sostenibile Leroy Merlin e Cofondatore (RI)GENERIAMO Società Benefit
Sono tanti i tesori per cui l’Italia è famosa e invidiata in tutto il mondo, in particolare quelli artistici, culturali ed enogastronomici. Ma ce n’è un altro che il nostro Paese possiede e di cui è inconsapevole: il suo immenso #patrimonioforestale, che la posiziona al secondo posto in Europa per copertura boschiva (38% della superficie nazionale al 2021) dopo la Spagna. Questa ricchezza è cresciuta nel tempo: le #foreste italiane sono aumentate del 25% negli ultimi trent’anni, sfruttando soprattutto il progressivo abbandono dei terreni agricoli e delle zone montane. Una buona parte delle foreste in Italia è sotto la responsabilità dello Stato. Tuttavia, non tutti sanno che una buona parte fa capo ad un altro soggetto, la Chiesa Cattolica, che si trova ad amministrare un immenso vero “tesoretto”, non senza difficoltà. Parliamo di un patrimonio infatti che è estremamente frammentato, con un grande numero di terreni di piccole dimensioni e riconducibili a proprietari differenti. Un quadro che si estende su scala nazionale e che rende complesso pianificare dei piani di gestione o di intervento. L’esempio di Trento è indicativo di questa situazione: le proprietà forestali ecclesiastiche ammontano a 1.100 ettari riconducibili a 476 diverse proprietà diverse, di cui solo una con un piano di gestione attivo. Sempre nello stesso territorio regionale, colpisce invece l’esempio virtuoso della diocesi di Bolzano-Bressanone, il cui Ufficio Forestale gestisce le proprietà storiche della diocesi e quelle dell’Istituto Diocesano di Sostentamento del Clero. Su un totale di 2.800 ettari, 2.000 sono amministrati attraverso ben 10 piani di gestione, mentre i restanti 800 sono gestiti con 46 schede boschive, che rappresentano uno strumento di pianificazione semplificato.
Il potenziale inespresso dei boschi italiani rappresenta un’occasione sprecata per tutti. Non si tratta solo evitare incuria o abbandono, ma di consentire lo sviluppo di una filiera capace di generare valore a livello ambientale, economico e sociale. Una #foresta sana, curata e gestita in modo consapevole e #sostenibile, può creare opportunità a livello professionale e turistico, dando vita a un indotto di cui può beneficiare l’intero territorio, soprattutto quelli a economia marginale. Inoltre, forse pochi sanno che attraverso specifici interventi è anche possibile aumentare la capacità di assorbimento di anidride carbonica di un bosco, un modo per rendere i boschi ancora di più un valore dal punto di vista ambientale.
Sono diverse le buone pratiche da seguire in questi boschi, dalla pianificazione della gestione e degli investimenti alla meccanizzazione degli interventi, alla formazione dei suoi gestori, fino alla certificazione della sostenibilità e dei servizi ecosistemici. La sfida per il futuro è creare un sistema virtuoso che unisca competenze e abilità di diversi attori (Chiesa Cattolica, enti pubblici, aziende, terzo settore), grazie al quale promuovere servizi ecosistemici forestali capaci di creare generare beneficio al #territorio e alle #comunità locali attraverso progetti di compensazione delle emissioni di CO2, turismo sostenibile e di tutela della biodiversità.
“Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie”, scrive Papa Francesco nella Laudato Sì, e la sinergia tra questi soggetti potrebbe permettere una semplice applicazione del concetto dell’ecologia integrale con impatti positivi sull’ambiente ma anche sull’economia delle comunità locali.