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“Idee per un mondo che cambia”: intervista all’Arch. Maria Acrivoulis, Presidente (AIDIA)

Il prossimo 30 settembre si chiuderanno le iscrizioni alla prima edizione del premio “Idee per un mondo che cambia” promosso da AIDIA (Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti). Un premio, che vede Leroy Merlin fra i sostenitori, che intende promuovere la parità di genere e l’empowerment femminile nel mondo delle professioni tecniche. Ne parliamo con l’Architetta Maria Acrivoulis, Presidente di AIDIA.

Quali sono la storia e la missione di AIDIA?

AIDIA è nata settantacinque anni fa, nel 1957. Fra le fondatrici vi fu Emma Strada, prima laureata in Ingegneria in Italia, al Politecnico di Torino, celebre per le sue competenze legata alle costruzioni autrice di importanti opere in Italia legate a tunnel, acquedotti, miniere. Un altro nome particolarmente illustre legato alla storia di AIDIA, venendo ai giorni nostri, è quello di Amalia Ercoli Finzi, ingegnera aerospaziale fra le più importanti scienziate italiane, recentemente anche noto volto televisivo, che è stata Presidente di AIDIA prima di me e oggi è la nostra ambasciatrice nel mondo. Si tenga presente che negli anni della fondazione di AIDIA le laureate in architettura e ingegneria si contavano in tutt’Italia nell’ordine di poche, pochissime centinaia. Oggi, invece, siamo nell’ordine delle decine di migliaia. Dunque ci si potrebbe chiedere a ragione: c’è ancora bisogno di un’associazione di genere, che aiuti e tuteli le donne in questo campo?

La domanda allora s’impone: ce n’è ancora bisogno?

Sì, purtroppo. Perché ancora oggi nel nostro ambito il lavoro delle donne, che spesso è anche superiore a quello degli uomini, non viene riconosciuto. Manca soprattutto un riconoscimento storico del loro lavoro. In altre parole, il famoso “soffitto di cristallo” permane. Posso dirlo anche per esperienza personale, da libera professionista con lo studio che ho aperto più di vent’anni fa a Roma, avendo  ben presenti tutti gli ostacoli che ho dovuto affrontare da sola nel mio percorso professionale.

Può farci qualche esempio di situazioni in cui il divario di genere è più evidente?

In generale oggi in Italia continuano ad esserci architette e ingegnere di grande professionalità, anche di notevole fama, che però non vengono nemmeno nominate in relazione ad attività e progetti a cui hanno collaborato. Mentre, ovviamente, ad essere nominati sono gli uomini con cui esse hanno condiviso il lavoro. Un altro chiaro sintomo della situazione è che nel nostro ambito professionale alle donne sono preclusi i ruoli apicali. A cominciare dagli ordini professionali, che rappresentano soprattutto i liberi professionisti, dove le donne ai vertici, nelle posizioni ad esempio di presidente, vice-presidente, segretario o tesoriere, sono in numero estremamente esiguo e fino a poco tempo fa in sostanza non comparivano del tutto. Un esempio per tutti: l’Ordine degli Architetti di Roma, di cui faccio parte, è composto da oltre 18mila iscritti, di cui la metà donne. Ma se guardiamo alle sue cariche apicali, le donne non sono presenti: una situazione quasi imbarazzante. Inoltre, sono molto poche soprattutto le libere professioniste che hanno studi autonomi attraverso i quali gestiscono lavori importanti. Anche perché per chi opta per la libera professione prima o poi arriva il momento in cui si deve fare una scelta: proseguire in maniera indipendente, con tutti gli ostacoli che abbiamo detto, oppure entrare in una relazione di dipendenza, accettando dei compromessi. Non scordiamoci, poi, che dalla pandemia purtroppo sono uscite piuttosto male soprattutto le donne: molte si sono addirittura viste costrette a cancellarsi dagli ordini, altre hanno dovuto accettare lavori part-time, o comunque compromessi al ribasso. Tutto ciò accade nonostante il grosso lavoro fatto in tre quarti di secolo da AIDIA, come pure da altre associazioni similari attive in altri ambiti professionali. Un lavoro che non si può dire non abbia iniziato a produrre qualche risultato, ma c’è ancora tantissimo da fare. Anche per questo abbiamo istituito il premio “Idee per un mondo che cambia” (aperto a singoli e gruppi, purché guidati da una donna, ndr).

Quali sono gli obiettivi del premio?

Crediamo che premiare le architette e le ingegnere, fra le docenti, le ricercatrici, le libere professioniste, che hanno realizzato azioni o progetti innovativi e coraggiosi, sia un modo importante per dar loro spazio e visibilità, creando sensibilità sulla questione di genere. Un tema su cui del resto è spesa un po’ tutta la mia presidenza. Il dato positivo è che abbiamo già ricevuto numerose adesioni, il che ci rafforza nella convinzione che effettivamente esiste un bisogno delle donne di veder riconosciuto il proprio lavoro. Per questo abbiamo prolungato la scadenza per le candidature, inizialmente prevista per fine agosto. Mi piace anche ricordare le scelte, di alto profilo, che abbiamo fatto per la costituzione della Giuria del premio: una Giuria volutamente di genere, perché abbiamo ritenuto che a premiare dovesse essere chi ha conosciuto le difficoltà del percorso lavorativo nel nostro mondo e che si è distinta nel campo delle pari professionale. Scelte, inoltre, che s’inseriscono nel solco della nostra costante attenzione al coinvolgimento da una parte delle varie professionalità esistenti nel nostro ambito, dall’altra degli ordini, delle università, di tutte le realtà in cui operano laureate in ingegneria e architettura, con le quali in molti casi abbiamo costruito e alimentato negli anni rapporti duraturi. Nella Giuria siedono una rappresentante del Consiglio nazionale degli Architetti, l’architetta Alessandra Ferrari; l’ingegnera Ania Lopez, unica donna attualmente nel Consiglio nazionale degli Ingegneri; l’ingegnera Emilia Garda, docente del Politecnico di Torino; la direttrice scientifica del Grande Maxxi, l’architetta Margherita Guccione, promotrice tra l’altro di diverse iniziative legate alle donne come la mostra “Donne in Architettura”; l’ingegnera Tullia Iori, docente all’Università di Roma Tor Vergata e massima esperta di ponti in Italia; e per AIDIA, oltre a me, e all’ingegnera Rossella Palermo (Tesoriera e Consigliera), che rappresentiamo il mondo delle libere professioniste, la vice-Presidente, l’ingegnera Donatella Cristiano, consulente della Regione Calabria e dipendente dell’Università della Calabria e l’architetta Emilia Garda, docente al Politecnico di Torino e consigliera AIDIA.

A cosa si riferisce l’hashtag #InclusioneDonna nella locandina del premio?

Inclusione donna (che patrocina il premio insieme a Consiglio nazionale degli Ingegneri, Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Inarcassa, Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, ndr) è un network di associazioni che in vari campi professionali si occupano di tutelare e promuovere il lavoro delle donne. È un network importante, che aiuta le associazioni che ne fanno parte ad avere visibilità anche a livello istituzionale. Abbiamo utilizzato questo hashtag anche per promuovere l’iniziativa del premio in maniera allargata a tutto il network.

Dalle candidature al premio arrivate finora, ci sono temi o ambiti che registrano più preferenze di altri?

I criteri che abbiamo definito per l’assegnazione del premio riguardano il miglioramento della qualità della vita, l’innovazione nella realizzazione e l’originalità delle soluzioni, l’impatto positivo sulla vita professionale e la società in generale. Personalmente ciò che auspico è che fra le tre iniziative che verranno premiate vi possano essere progetti capaci di dimostrare lo sguardo innovativo che le professioniste sanno portare nell’architettura e nell’ingegneria. Sia in una prospettiva sociale, sia in riferimento a idee che hanno il potenziale di migliorare concretamente la vita delle persone. Veniamo da un periodo, quello della pandemia, in cui una delle cose che abbiamo capito tutti quanti è che la qualità della vita dev’essere un obiettivo prioritario, sempre. L’ambizione del premio, anche al di là di questa prima edizione, è che “idee per un mondo che cambia” possa diventare un pensiero costante per le donne di AIDIA, arrivando a incidere nella società. E a far sì che il contributo delle donne sia finalmente riconosciuto e possano raggiungere i ruoli che meritano a livello professionale.