Il dono al centro di un’economia virtuosa
Editoriale di Stefano Zamagni, economista C’è posto per il principio del dono come gratuità entro la pratica dell’economia? O quest’ultima è “condannata” a parlare il linguaggio e quindi ad occuparsi solamente di efficienza, profitto, competitività, crescita e, al più, di giustizia distributiva? La domanda è tutt’altro che retorica se si considera che il dono autentico è oggi sotto attacco, sebbene con intenti diversi, da un duplice fronte, quello dei neoliberisti e quello dei neostatalisti. I primi si “accontentano” della filantropia e delle varie pratiche del conservatorismo compassionevole per assicurare un livello minimo di assistenza sociale ai segmenti deboli e emarginati della popolazione. Ma che non sia questo il senso del dono ci viene dalla considerazione che l’attenzione a chi è portatore di bisogni non ha da essere oggettuale, ma personale. L’umiliazione di essere considerati “oggetti” delle attenzioni altrui, sia pure di tipo compassionevole, è il limite grave della cultura liberal-individualista, che non riesce a comprendere il valore della empatia nelle relazioni interpersonali. Anche il pensiero neostatalista non coglie affatto il significato profondo del dono autentico. …