Immaginare
Di Fabrizio Delfini, Urbanista È nelle città che oggi riusciamo a capire meglio la parola “immaginazione”. Nelle città che cambiano e si trasformano. A Milano, come in diverse città americane ed europee, il cambiamento nasce da piccoli esperimenti nello spazio pubblico, nelle piazze e nelle vie di periferia. Le città sono piene di spazi vuoti – brutti o belli poco importa – che rimangono vuoti e senza vita perché non rispondono alle esigenze delle persone, di chi vi risiede o semplicemente li attraversa, perché non invitano ad alcun tipo di uso o comportamento. Spazi che nessuno immagina in altro modo (l’amministratore pubblico) e che non lasciano alcuna immaginazione (agli abitanti). Passare dall’immaginazione al progetto – magari in maniera partecipata – e dal progetto all’esecuzione di un intervento di re-design urbano costa molto in termini di tempo, di risorse tecniche e finanziarie, e naturalmente, in termini di consenso. Nell’era della comunicazione e della condivisione è proprio quest’ultimo aspetto, forse, a rendere il pensiero trasformativo della città molto delicato: il consenso è strettamente connesso alla percezione positiva …